BASILICA SANTUARIO DI SAN SEBASTIANO MARTIRE


La facciata della Basilicata
 

La basilica sorge poco distante dal sito della grotta "Carcarella", dove in una edicoletta era effigiata l'immagine di San Sebastiano e dove fu eretta la prima chiesa ad un'unica navata, dopo la traslazione, il 1° maggio 1414, della statua del Bimartire, ritrovata nei pressi dell'insenatura di Stentinello fra i rottami di una nave, forse inglese, naufragata a causa di una tempesta.
La prima chiesa, con la facciata rivolta a nord, fu distrutta completamente dal terremoto del 1693; solo il Simulacro di San Sebastiano rimase intatto.
I lavori di costruzione della nuova chiesa ebbero inizio nel 1695. All'inizio furono impegnati nella costruzione maestri quali Francesco Rinaldi, Francesco Pattavina e Geronimo Palazzotto.

Ad eseguire i lavori del secondo ordine della maestosa facciata a pietra con al centro la loggia per le campane, furono nel 1763 i siracusani Luciano Alì e Carmelo Mudanò, su disegno dell'architetto Nicolò Sapia, anch'esso siracusano. Nel 1702 furono costruite a servizio della Chiesa le logge per la fiera. I tre portali della facciata in legno sono stati sostituiti con altrettanti in bronzo, opera del maestro catanese Domenico Girbino: in quello centrale sono raffigurati i temi della vita e della devozione a San Sebastiano Martire. Il portale nord in legno è stato sostituito di recente da uno in bronzo, opera sempre del maestro Girbino, con pannelli che raffigurano le chiese e i paesaggi di Melilli.


 

 

L'altare principale

L'interno della Basilica

All'interno della Basilica domina l'opera pittorica di Olivio Sozzi, pittore siciliano fra i maggiori del 700, che dipinse la tela applicata al legno del soffitto della navata centrale avente per tema "La gloria di San Sebastiano" e i due medaglioni raffiguranti "Il Trionfo della Fede" e "La Pace e la Giustizia".
Ai margini del soffitto quattro dipinti a tempera raffigurano le virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. Francesco Gramignani Arezzi nel 1761 dipinse dodici quadroni su tela rappresentanti vari episodi della vita di Mosè. La Chiesa è a tre navate: quella laterale a sinistra di chi entra termina con la cappella dedicata alla Madonna del SS.Rosario; quella di destra alla cappella del SS. Sacramento.

Nella navata sinistra si possono ammirare: sull'altare del SS. Rosario, il quadro della Madonna del Rosario di Antonino Madiona; il quadro di Placido Campolo raffigurante la Sacra Famiglia; il quadro attribuito ad Olivio Sozzi, cioè quello delle Anime Purganti; della Madonna del Pilar o della Colonna, opera di un autore ignoto; di Santa Lucia, il quadro del Gramignani Arezzi; di San Bartolomeo Apostolo, il quadro di Antonio Filocamo; del Crocifisso, un Crocifisso posto sotto un baldacchino con la soprana dipinta.
Nella navata destra: sull'altare dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il quadro di Autore ignoto; di Sant'Agata, il quadro di Romualdo Formosa; di San Vincenzo Ferrer, il quadro di Olivio Sozzi; di Santa Maria Maddalena, il quadro di Placido Campolo; dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo, il quadro di Letterio Paladino; della Deposizione, il quadro di "Nostra Signora Addolorata" di Autore ignoto. Nella tettoia della navata sinistra i medaglioni simboleggianti: la Fortezza, la Verginità, la Devozione, la Misericordia, la Purezza e l'Obbedienza di Olivio Sozzi. Nella tettoia della navata destra: l'Umiltà, la Grazia divina, la Fede Cattolica, la Costrizione, la Castità, la Vittoria e la Costanza, sempre di Olivio Sozzi.

 
 
 
 
  
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